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Expo incassa l'ultimo regalo: ecco 1,25 milioni per i profughi

La cifra stanziata dal governo per accogliere nel campo base dell'Esposizione universale 500 migranti fino al 30 giugno. Ma da maggio il sito dovrebbe ospitare altri eventi
Milano - Da caserma dei militari a centro profughi. Non si fermano le polemiche sul campo base di Expo destinato all'accoglienza dei richiedenti asilo.
Nei sei mesi del grande evento le palazzine a poche centinaia di metri di cancelli del sito hanno ospitato i soldati e le forze dell'ordine in servizio a Rho. Da due giorni la Caritas smista nelle casette prefabbricate (576 posti letto, area mensa, connessione wi-fi) gli immigrati inviati dal Viminale. «È una beffa, volevamo mantenere qui le forze dell'ordine e invece ci mandano i clandestini» ha attaccato ieri l'assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, Simona Bordonali, al termine di un sopralluogo. Al campo base, riferisce l'esponente della giunta Maroni, «sono arrivati solo maschi, dai 20 ai 25 anni, provenienti non da Paesi in guerra. Saranno persone che dovranno tornare nel loro Paese perché non profughi e nemmeno soggetti a protezione internazionale. Sono migranti economici».L'assessore al Post Expo, Francesca Brianza, si lascia andare a dichiarazioni anche più pesanti. L'ipotesi di usare il campo base come centro profughi «era stata ventilata al cda di Expo» in cui siede anche un consigliere nominato dalla Regione, «ma venne bocciata». Il prefetto di Milano Alessandro Marangoni in una lettera alle istituzioni giorni fa per anticipare il progetto ha fatto preciso riferimento agli accordi intercorsi con l'ex commissario del 2015 Giuseppe Sala, candidato sindaco del centrosinistra. «È forse - domanda la Brianza - un'occasione per fare cassa alla luce dei buchi di bilancio Expo di cui si sente parlare?». Ed esprime «fortissime preoccupazioni» per il futuro delle aree: dal primo maggio una parte degli ex padiglioni dovrebbe riaprire per eventi.
Ed è indirizzato proprio «alla società Expo in liquidazione» il documento firmato il 21 marzo dal prefetto per fissare l'entità della cifra che il governo girerà all'ente, da cui Sala si è dimesso due giorni dopo le primarie, lasciando molte domande in sospeso sui conti.«Facendo seguito alle intese intercorse» Marangoni puntualizza che il campo sarà usato per l'accoglienza di un massimo di 500 migranti «fino al prossimo 30 giugno». La società Expo «dovrà fornire servizi di vitto (tre pasti al giorno), alloggio, servizi di igiene ambientale e le utenze a fronte di un corrispettivo pro capite pro die di 25 euro più Iva, se dovuta». Facendo un rapido calcolo: 25 euro al giorno per 500 profughi per una durata di circa cento giorni, il totale ammonta intorno a un milione 250mila euro. Alla Croce Rossa e al Comune di Milano sono invece destinati 10 euro a persona al giorno per servizi di integrazione e pocket money.Sala definisce critiche e preoccupazioni del centrodestra (sposate anche da esponenti Pd) «aggressioni senza senso, tutte balle». L'area «è a un chilometro da Expo e non dentro, e i migranti erano arrivati in stazione Centrale. Che si poteva fare? Il prefetto ha valutato e deciso». La coordinatrice lombarda di Forza Italia Maristella Gelmini, capolista azzurra alle elezioni di Milano, ribatte che «la scelta è gravissima ed è ingenuo affermare che il nuovo campo profughi non è nell'area Expo: è a qualche metro di distanza, uno schiaffo ai progetti previsti dopo l'Esposizione. I milanesi prendono nota».
Il Giornale

Villa al mare, conti e profughi Tutte le bugie di mister Expo

Da quando è candidato sindaco di Milano per il centrosinistra Sala ha arricchito il suo curriculum di mezze verità e omissioni
«Non accetto illazioni sulla mia onestà» dichiara poco tempo fa il candidato sindaco di Milano per il Pd Giuseppe Sala, protetto dal premier Matteo Renzi.
Se la prende con la macchina del fango, con gli attacchi «sempre e comunque».
Poi però vai a vedere il suo curriculum di mezze verità e non puoi certo farne un emblema di trasparenza.Troppe omissioni, mai casuali, mai di poco conto. Troppi non detti. E non è per fare i pignoli, ma le bugie di Sala cominciano ad essere tantine. Giusto qualche esempio: i bilanci (ancora segreti) dell'Esposizione, le giustificazioni sul comitato elettorale nella sede Expo, la ristrutturazione della casa al mare affidata all'archistar del padiglione Zero. E ora anche la realizzazione del campo profughi a Expo, sul quale Sala tenta di nascondersi dietro a uno sbrigativo: «Io non c'entro».
In tanti casi sarebbe bastato dare una spiegazione semplice, anche sommaria, ma immediata. Senza tergiversare e senza tentare di insabbiare. Giusto per far passare un messaggio ai cittadini: non ho nulla da nascondere. Forse mal consigliato dai suoi, l'aspirante sindaco di Milano sceglie un'altra strada. Dribbla la verità un po' troppo spesso. E quando non mente è perché qualcun altro gli para il colpo, a cominciare dai magistrati che hanno tenuto segretissima l'inchiesta sull'incarico Expo a Eataly.
I BILANCI EXPO
I veri conti dell'Esposizione non vengono mai comunicati. Sala si limita a comunicare che il patrimonio netto di 14,2 milioni di euro, dicendo che è sufficiente questo per leggere il bilancio. Anche un alunno delle medie si rende conto che il dato non basta, da solo, a dare un quadro completo. «Non c'è nessun buco» taglia corto il manager. Ma il deficit, che inizialmente sembra ammontare a 32 milioni, pare arrivi a quota 242 milioni.D
OTTOR EXPO E MISTER PD
Lezione di poca trasparenza numero due: accavallare i ruoli di amministratore delegato Expo e di candidato alle primarie. Sala a gennaio fa anche questo, ricevendo negli uffici di Expo i rappresentanti del comitato elettorale Pd. I primi appunti per impostare la campagna politica vengono presi sui bloc notes Expo. Alla faccia del conflitto di interessi.
LA CASA AL MARE
Altra scivolata è quella sulla villa di Zoagli, golfo del Tigullio. Ci lavorano Michele De Lucchi, l'archistar che ha realizzato il Padiglione Zero, e Matteo Gatto, un dipendente di Expo spa che ha lavorato al masterplan dell'Esposizione. De Lucchi ammette subito di aver percepito 70mila euro di compenso. Sala, in nome della trasparenza, spiega, ma spiegando peggiora le cose: «A Expo l'architetto ha avuto 110mila euro per tre incarichi». Bugia: i compensi ammonterebbero a 600mila euro. E ancora una volta il manager inciampa utilizzando un archistar (a cui ha assegnato un appalto Expo senza gara) per faccende domestiche private.
EATALY MANGIATUTTO
Su caso Eataly, che ha ottenuto (senza gara) l'appalto più importante di Expo per gestire il ristorante dei ristoranti, Sala non deve nemmeno mentire. Né dare spiegazioni. Ci pensano i giudici a proteggerlo e a tenere ben nascoste le carte sull'incarico a Oscar Farinetti. Sul caso viene aperta un'inchiesta rimasta segretissima fino all'archiviazione.
IL CAMPO PROFUGHI
E infine il campo profughi, installato lunedì sera nel campo base di Expo. Quando il Giornale, a novembre, anticipa la notizia, lo staff di Sala si affretta a inviare una smentita ufficiale. E anche ora Sala ripete: «Io non c'entro», come a dire che non è più ad di Expo dalla fine di gennaio. Ma una lettera del prefetto conferma che il carteggio per le trattative sul campo per gli immigrati risale a mesi prima.
Il Giornale

Expo, puniti i soldati che denunciarono le condizioni della base allagata. “Violati integrità morale e spirito di Corpo”


Sanzioni disciplinari per due alpini e un guastatore della Folgore individuati come gli autori della fuga di notizie. Secondo i vertici dell'Esercito, i tre militari hanno postato su Facebook le foto dell'accampamento devastato dal maltempo dove alloggiava la truppa a protezione del sito. “Condotta contraria ai principi dell’etica e della disciplina militare”
“Soldati come profughi”, non si può proprio scrivere. Non perché il paragone evochi uno strisciante razzismo, ma, al contrario, perché la frase mette alla berlina il buon nome delle Forze armate.
Almeno secondo lo Stato maggiore dell’Esercito che, dopo un’inchiesta interna, ha (per il momento)punito tre militari rei di avere pubblicato su Facebook le foto dell‘accampamento devastato dal maltempo il 14 maggio 2015 dove era di stanza parte della truppa dispiegata a protezione di Expo.
A farne le spese due alpini, il sergente maggiore DB e il caporale maggiore FM, e un paracadutista della Folgore, il capo scelto GI, sanzionati complessivamente con 11 giornate di consegna, con relativa decurtazione dello stipendio, per “scarso senso di responsabilità e inosservanza dei regolamenti in materia di trattazione pubblica di argomenti inerenti al servizio”.
Ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere le carte dell’indagine sull’alpino FM accusato di “condotta contraria ai principi dell’etica e della disciplina militare” che, nonostante non fosse a Expo causa convalescenza, si è preso la pena più severa: sette giorni diconsegna di rigore, per essersi posto “in contrasto con iprincipi etici che costituiscono i fondamenti dell’identità militare quali la disciplina, l’integrità morale e lo spirito di Corpo”. Quali? Il non aver avuto “alcun timore di pubblicare sul proprio profilo Facebook molteplici foto delle tende allagate commentando ampiamente le immagini”.
La vicenda risale a maggio 2015, quando circa 2400 militari (1800 per l’evento più seicento per l’operazione “Strade sicure”) vengono inviati per proteggere il sito dell’Esposizione universale. Tra loro250 alpini dell’Ottavo reggimento di Cividale del Friuli (Udine) vengono alloggiati nella tendopoli di Bellinzago Novarese, a un’ora e mezza di distanza da Rho, in condizioni tutt’altro che agevoli. Ilmalumore dei soldati è palpabile se non altro perché quella che sarà la loro casa per i prossimi sei mesi diventa un forno di giorno (già a maggio le temperature sotto le tende sforano i 40 gradi) e un frigorifero di notte.
Le rimostranze di alcuni di loro finiscono in un articolo pubblicato da Libero il 7 maggio dal titolo “Immigrati in caserma, soldati in tenda” che si lancia in un improbabile paragone su come il trattamento riservato ai richiedenti asilo sia migliore di quello pensato per i militari di vigilanza ad Expo. Ma il pezzo, quando descrive le cattive condizioni del campo, è dettagliato e non passa inosservato ai vertici delle Forze armate che si attivano per capire chi abbia passato le informazioni al giornale.
Peccato che una settimana dopo ci si mette pure il maltempo ad aggravare la situazione e la base di Bellinzago viene letteralmente spazzata via da un violento nubifragio. Così i militari, compresi i loro effetti personali, finiscono sotto un misto di acqua e fango e l’accampamento disastrato comincia sì ad assomigliare alla “giungla” di Calais in Francia o, per fare un paragone più recente, al campo profughi di Idomeni al confine greco-macedone. 
I nervi saltano e alcuni soldati, al grido di “trattati peggio dei clandestini” (ut Libero docet), decidono di pubblicare le foto della devastazione su Facebook. Le immagini, rilanciate dai principali siti di informazione, fanno il giro della Rete e provocano la prevedibile ondata di indignazione generale con tanto di prese di posizione durissime e interrogazioni parlamentari.
Per di più l’episodio induce Leonardo Bitti, avvocato noto per le denunce sulle situazioni lavorative dei militari, ad avviare un’azione legale contro l’Esercito per ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla truppa. “Bellinzago è un’area di addestramento per i carri armati – racconta a ilfattoquotidiano.it – e la terra è talmente schiacciata che basta una goccia d’acqua per allagarsi”.
Otto mesi dopo quei fatti di risarcimenti neanche l’ombra così come nessuna sanzione è stata comminata ai responsabili dell’accampamento finito sott’acqua. Al contrario dei presunti responsabili della fuga di notizie.
Il Fatto Quotidiano

Post #Expo2015, stato dell’arte

Che l’Expo Milano 2015 sia destinato a far parlare di sé ancora per molto tempo c’era da aspettarselo, ed era anche intuibile che oggetto di tanta attenzione – mediatica e politica – sarebbero stati i conti, la governance e le infrastrutture da realizzare sull’area. Oggi Expo è al centro del dibattito per la corsa alle amministrative del capoluogo lombardo, dove i due principali pretendenti accusano – nel caso di Parisi – o difendono – nel caso di Sala – la gestione della società e del suo sviluppo.
Tuttavia le incognite sul futuro dell’area sono più del suo milione di metri quadrati e le certezze si possono contare su una mano. Attualmente il nodo che più tormenta la stampa è quello sui conti della società, oggi in liquidazione, che ad oltre sei mesi dalla chiusura dei cancelli rimane l’incognita più grande. In molti vorrebbero sapere (Governo e Regione in primis) se dovranno fare i conti con buchi di bilancio catastrofici oppure, come afferma Beppe Sala, con discreti utili d’esercizio. Sta di fatto che al Pirellone si è chiesto di istituire una commissione d’inchiesta che faccia luce sui conti della società.
Ora però la palla è passata ad Arexpo, contenitore vuoto e proprietario delle aree, che avrà il compito della ricostruzione del dopo evento. Ad oggi, senza entrare nei cunicoli delle questioni legali, si sta cercando di realizzare una società, nella quale entrerà anche il Governo con una cospicua dote finanziaria, che gestisca tutti i progetti che dovranno essere realizzati sull’area espositiva.
Il progetto lanciato da Renzi di uno Human Technopole non vedrà la luce prima del 2018, ma interesserà solo l’8% di tutta l’area. Ed è per questo che Regione e Comune stanno cercando di raccogliere più idee e manifestazioni di possibile interesse per poter ipotizzare un quadro completo di quello che sarà il futuro dell’area da qui ai prossimi 5/6 anni.
Al momento, per evitare che cali l’attenzione sul sito espositivo, Maroni ha pensato di realizzare un “Fast Post Expo” che possa rendere da subito fruibili le strutture permanenti dell’esposizione. Ciò è avvenuto ad opera della Triennale di Milano che realizzerà lungo il cardo dell’ex sito Expo la prossima esposizione internazionale del Design, appartenente al circuito dei BIE.
I fondi del ministero (16 milioni) sono già stati erogati, ma i ritardi sulla demolizione preoccupano tutti gli operatori coinvolti. Infatti lo smantellamento, che da cronoprogramma dovrebbe terminare a giugno, è solo al 40%, rallentato anche a causa di alcuni interventi della Magistratura che hanno sottoposto a sequestro alcune aree.
Insomma molte incognite che però devono trovare presto una soluzione. Ovviamente la competizione elettorale non fa altro che rallentare tutto il procedimento. È inutile dire che Governo e Regione vogliano attendere il responso delle urne per capire quale strada intraprendere. Infondo la corsa per la poltrona di Sindaco della metropoli lombarda avrà un peso determinante per lo sviluppo delle relazioni sia con Roma che con le Istituzioni regionali e immaginiamo anche con il mondo scientifico ed accademico.
Ad oggi ancora molto è da fare e prima di decidere che fare sul terreno, ci sono da sciogliere molti nodi legati alla governance e alla fusione delle due società (Expo e Arexpo), con tutti i dubbi su bilanci  e partecipazioni societarie, e sperando che vada tutto liscio, gestire possibili investimenti da miliardi di euro.
©Futuro Europa®

Regione Lombardia: in campo #Expo2015 migranti economici, non profughi

Milano, 23 mar. (askanews) - Gli immigrati destinati dalla Prefettura di Milano al campo base di Expo 2015 a Rho (Milano), cioè il villaggio prefabbricato, esterno al sito espositivo, che ha ospitato operai e agenti delle forze dell'ordine nel semetre dell'eposizione universale, sono "migranti economici" e non profughi che hanno diritto a protezione internazionale. E' la convinzione dell'assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali, che ha visitato il campo di Rho insieme alla collega Francesca Brianza (Post Expo e Città metropolitana).
"Sono solo maschi, dai 20 ai 25 anni, provenienti non da Paesi in guerra e, come si può pensare guardando le risposte della Commissione che sta lavorando alle richieste di protezione internazionale, saranno persone che dovranno tornare nel loro Paese perché non profughi e nemmeno soggetti a protezione internazionale" ha detto Bordonali. "Quello che ci preoccupa - ha proseguito - sono due questioni: la fattibilità degli eventi del Post Expo e la capacità di accoglienza, già oggi a 576 posti". Secondo l'assessore il campo è infatti troppo vicino al sito Expo, circa 800 metri, e ha una capacità tale da poter ospitare altre centinaia di immigrati. "Regione Lombardia è la prima regione - ha proseguito l'assessore - per accoglienza e non è più in grado di accogliere".
"Non sappiamo se arriveranno altri immigrati e non ce lo sa dire neppure la Croce rossa - ha aggiunto l'assessore Brianza - ma è chiaro che, nella situazione in cui siamo di continua emergenza non gestita, è verosimile l'arrivo di altri immigrati e non vedo, dopo l'apertura a 100 ospiti, quale sia la differenza tra 100 e oltre 500 ospitabili".
"Come Regione Lombardia sapete bene quanto abbiamo puntato sul Post Expo e sul Fast Post Expo - ha proseguito Brianza -. Stiamo parlando di un'area che non deve restare abbandonata, che deve essere operativa al 1 maggio", mentre l'arrivo degli immigrati nel campo base, a suo parere, mette "in discussione l'importanza di quest'area e gli investimenti di Regione Lombardia, Comune di Milano e Governo, con una decisione scriteriata che beffa il percorso delle istituzioni che hanno creduto in Expo, nel Post Expo e che vogliono fare di quest'area un qualcosa di valore internazionale".