Blog Expo: Giuseppe Sala
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Expo 2015, il lapsus di Sala svela la verità sui conti: “La perdita deriva da meccanismi molto complessi”

Durante la seduta delle commissioni del Comune di Milano il candidato sindaco si è fatto sfuggire che il rosso c'è. Tra biglietti e ricavi da sponsorizzazioni non incassati, extracosti, contenziosi e bonifiche il risultato finale è negativo per almeno 200 milioni
fonte: ilfattoquotidiano
La verità gli scappa durante una delle risposte: “La perdita deriva da meccanismi molto complessi”. Perdita? Giuseppe Salacontinua a parlare di chiusura in positivo dell’operazione, nella burrascosa seduta di ieri delle commissioni del Comune di Milano, ma poi arriva il lapsus. Per il resto, le domande dei consiglieri spiegano molto più delle risposte del commissario-candidato sindaco. La trincea in cui s’attesta è quella del patrimonio netto, positivo per 14,2 milioni. Ma il consigliere Basilio Rizzo(presidente del Consiglio comunale) gli ricorda che la Corte dei conti nel 2013 prevedeva che fosse di 135 milioni, “e ora festeggiamo per 14,2?”. Rincara la dose Manfredi Palmeri (Terzo Polo): “Il patrimonio era di 48 milioni nel 2014, ora è di 14,2: dunque c’è stata una perdita di 33,8 milioni, altro che risultato positivo”.
La verità è che le cifre rese pubbliche da Sala sono poche e si lasciano tirare in ogni direzione. Roberto Biscardini (Socialisti) ricorda che i soldi pubblici messi nell’operazione Expo sono, negli anni, 1,2 miliardi di euro. Diventano almeno 2 miliardi con le spese di gestione. Le entrate 2015, l’unico anno con entrate rilevanti, sono 736,1 milioni. Ecco dunque i veri contorni economici dell’evento. Poi ci sono le tecnicalità del bilancio. Ma anche su queste, la nebbia è tutt’altro che diradata. Sala ribadisce che “i ricavi” 2015 sono 736,1 milioni (373,7 da biglietti, 223,9 da sponsorizzazioni, 138,5 da altre voci). Ma sono, appunto, “ricavi”, non incassi: 19,9 milioni di biglietti non sono ancora incassati; le sponsorizzazioni hanno portato in cassa solo 45,2 milioni, il resto è offerto “in beni e servizi”; dai ricavi di sponsorizzazioni e altre voci mancano all’appello 51,4 milioni, ancora da incassare. Se si aggiungono le partite ancora sospese (extracosti, contenziosi, bonifiche…) il risultato finale è una perdita d’esercizio di almeno200 milioni, invece dei +14,9 milioni esibiti da Sala.
A questo si deve aggiungere un’ulteriore constatazione: il commissario mette a bilancio 86,4 milioni che dovranno arrivare da Arexpo (che possiede le aree) per infrastrutturazione, espropri, bonifiche. Ma Arexpo, se mai pagherà, lo farà sempre con soldi pubblici (cioè nostri), visto che soci determinanti sia di Expo sia di Arexpo sono Comune di Milano e Regione Lombardia. “Quanto, allora”, chiede non senza ironia Mirko Mazzali (Sel), “alla fin della fiera, dovrà pagare il Comune, quando sarà sindacoFrancesca Balzani?”. Sala risponde criptico: “Non ritengo, dopodiché vedremo”. Altre domande restano sospese. Quanti crediti sono verso aziende straniere, più difficili da recuperare?Quanto porta a casa Eataly di Oscar Farinetti (29 milioni) e quanto ha dato a Expo (il 5%)? Manfredi Palmeri confronta le cifre spese in pubblicità (185 milioni) con i ricavi in sponsorizzazioni per concludere che ogni 2 euro ricavati, 1 euro è stato speso inpubblicità.
Mattia Calise (Movimento 5 Stelle) chiede chi (e con che criteri) ha stimato la partita molto discrezionale dei servizi offerti dagli sponsor a fronte dei diritti di visibilità (Value in kind), per un totale di 178,7 milioni.
Altre domande sono ancor più imbarazzanti. Marco Cappato(Radicali) ricorda che Sala ha fatto un libro per l’editore Skira, che ha lavorato per Expo. Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) chiede quanti appalti sono stati messi a gara e quanti dati a trattativa privata; quanti sono stati frazionati sotto i 40mila euro per non metterli a gara; quanti sono stati i subappalti; quante pratiche sono state contestate dall’Anac di Raffaele Cantone. “Sono 138″, risponde Sala. “Ma Cantone sapeva tutto, perché l’Anac ha seguito tutto” (per la serie: avevamo il parafulmine). Ci sono stati altri casi De Lucchi? “No”. Però offre intanto le cifre degli “appalti grigi”, quelli di cui Sala si lava le mani perché triangolate (come il mezzo milione all’architetto Michele De Lucchi “dimenticato” da Sala) con altri enti: Fiera Milano (45 milioni), Regione Lombardia (37), Comune (70), Triennale (19), Esercito(17) e Italferr: oltre 120 milioni di appalti “a sua insaputa”.
Da Il Fatto Quotidiano del 26 gennaio 2016

Giuseppe Sala indagato e archiviato per l’appalto senza gara di Expo a Eataly

Senza clamore, la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo per abuso d'ufficio su segnalazione dell'Anac di Cantone. Il gip: "Dubbi fondati su affidamento senza gara e condizioni ventaggiose" per l'azienda di Farinetti, ma non è dimostrabile che l'ad abbia agito con dolo. La vicenda rivelata oggi dal Corriere della Sera
Giuseppe Sala indagato in gran segreto, e in gran segreto archiviato. La vicenda – di cui dà conto oggi il Corriere della Sera – riguarda l’affidamento diretto a Eataly dei servizi di ristorazione in due padiglioni di Expo, con vantaggi per la società di Oscar Farinetti tali da destare l’attenzione dell’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone. “Dubbi esistenti e condivisibili”, quelli di Cantone “sulla mancata osservanza della normativa originaria sugli appalti”, si legge nel decreto di archiviazione del gip Claudio Castelli citato dal Corriere. Ma l’ad di Expo oggi candidato sindaco di Milano per il centrosinistra non deve andare a processo perché “non risulta univocamente dimostrato l’elemento psicologico richiesto dal reato di abuso d’ufficio“. Con quell’appalto senza gara, la Eataly Distribuzione srl di Farinetti ottenne “un indiscutibile vantaggio contrattuale”, ma “non è dimostrabile che Sala abbia agito intenzionalmente per procurare un vantaggio ingiusto”.
Sala – lo si apprende solo ora – era stato iscritto nel registro degli indagati dai pm Giulia Perrotti edEugenio Fusco, dopo che l’Anac di Cantone, il 15 giugno dell’anno scorso, aveva inviato in Procura le spiegazioni di Expo su quell’applto, giudicandole non convincenti. I pm hanno poi chiesto l’archiviazione, che il gip ha sancito il 12 gennaio. Le indagini hanno comunque dimostrato che la società pubblica guidata da Sala “ha assicurato” a Eataly “condizioni economiche particolarmente vantaggiose” e “di maggior favore”, se paragonate a quelle “più rigorose” imposte nella gara del 23 febbraio 2014 per la ristorazione negli altri otto edifici del Decumano. La gara richiedeva di riconoscere a Expo royalty del12% sul fatturato, sottolinea il gip Castelli, mentre l’affidamento diretto a Eataly prevedeva appena il 5% (più l’1% oltre i 40 milioni di giro d’affari). Ed Expo è stata disposta a farsi carico di costi per elettricità, acqua, servizi e celle frigorifere. Dietro tutto questo, però, argomenta il giudice, “non emergono motivi sotterranei”, mentre risulta “tangibile l’interesse pubblico di Expo ad avere Eataly tra i propri partner”.
E l’affidamento diretto? La violazione della norma può essere “ipotizzata”, scrive il gip Castelli, ma la legge consente alle stazioni appaltamti di siglare un contratto negoziando direttamente con l’azienda interessata qualora l’appalto “possa essere affidato unicamente a un determinato operatore per ragioni di natura tecnica o artistica o attinenti alla tutela dei diritti esclusivi”. Eataly è compatibile con questa casistica? “L’opinione può essere più o meno condivisa”, ma “rientra peinamnte nella discrezionalità amministrativa”. E comunque, mancando la prova del dolo, l’inchiesta è da archviare.
Il Fatto Quotidiano